La box gentile che è diventata un “bancomat” di carta

La box gentile che è diventata un “bancomat” di carta
La Sbookbox di MascheraPallida a Roma

Qualche settimana fa, MascheraPallida — booktoker romano di passione — ha lasciato una sua box Sbook in un angolo segreto di un centro di bookcrossing nella Capitale. Tornato dopo pochi giorni, ha trovato la scatola aperta e due volumi spariti, come se qualcuno li avesse prelevati non per leggerli, ma come merce.

Questo episodio di “furto gentile” ha lasciato tutti un po’ disorientati: quando un gesto nasce per diffondere cultura e comunità, che senso ha diventare un semplice sportello automatico di carta? Purtroppo non è un caso isolato…

Quando il bookcrossing si trasforma in bersaglio, quello che doveva essere un presidio di cultura diventa teatro di inciviltà. 

A Pegli, in piazza Bonavino, la piccola casetta di legno è stata presa d’assalto più volte: alcuni libri ritrovati strappati a brandelli, la striscia di gomma con il logo del centro “La Bottega della Torretta” volontariamente danneggiata. 

A Roma, nel quartiere Eur–Mezzocammino, i residenti si rassegnano a vedere ogni mese almeno una postazione divelta, con volumi riversi sul selciato, zuppi di pioggia nonostante le promesse di ripristino del Comitato di Quartiere. 

A Chiaverano, invece, i “soliti idioti” non si sono limitati a sottrarre libri ma hanno addirittura incendiato le pagine raccolte nell’armadio colorato di piazza Ombre, riaccendendo l’eco del monito di Heine sul rogo dei volumi. 

E non va meglio a Seveso, dove, nella notte tra il 5 e il 6 marzo, libri e cenere hanno segnato la furia vandalica contro la casetta di via Adua, suscitando indignazione e sgomento tra i passanti. In ognuno di questi episodi, il gesto apparentemente piccolo rivela una ferita più profonda: l’assenza di cura per un bene collettivo che, proprio perché condiviso, meriterebbe rispetto e protezione.

In tutti questi casi, i volontari hanno riparato, sostituito libri, denunciato e rilanciato appelli al senso civico. Ma ogni rattoppo dura il tempo di una manciata di giorni.

Ma perché succede tutto questo? Spesso è il “vandalismo gratuito” a farla da padrone: l’anonimato trasforma una casetta di libri in un bersaglio facile per chi ha voglia di sfogare noia o rabbia. Altre volte, dietro quei volumi scomparsi si nasconde un calcolo cinico: qualcuno li preleva senza restituirli, pronto a rivenderli online per un piccolo guadagno personale. È un’onta per la comunità, che perde non solo pagine ma anche fiducia. Infine, c’è il problema dello “sguardo assente”: le box rimangono lì, disponibili 24 ore su 24, ma senza un presidio umano finiscono per perdere quel calore di “giardino condiviso” che le rende davvero speciali. Quando nessuno controlla, anche il gesto più gentile rischia di trasformarsi in occasione di abuso.

La risposta di Sbook: fiducia, responsabilità e tecnologia

Non ci arrendiamo. Continueremo a spargere le nostre box in città perché crediamo che, alla lunga, il bene comune vinca sulla cattiva educazione. Ma vogliamo fare di più: stiamo sviluppando l’app Sbook BoxTracker, che permetterà di segnalare la posizione e lo stato di ogni casetta in tempo reale. Così:

  • Volontari e donatori “custodi” Ogni box avrà un gestore di riferimento: chi porta i libri potrà iscriversi come “custode” e ricevere aggiornamenti sulla propria postazione, segnalando subito danni o mancanze.
  • Tracciamento geolocalizzato Grazie all’app, saprai sempre quali box ci sono vicino a te e potrai vedere quante volte sono state rifornite o visitate. Un modo concreto per responsabilizzare la comunità e scoraggiare l’abbandono o il saccheggio.
  • Avvisi e badge di merito I custodi più attivi riceveranno badge digitali che compariranno nel profilo Sbook, mentre l’app invierà notifiche a gruppi di volontari quando una box risulta vuota o danneggiata, attivando piccole catene di solidarietà per il restocking rapido.

Con questo mix di gentilezza analogica e supporto digitale, vogliamo dimostrare che la cultura condivisa è un gesto collettivo, sostenuto da mani reali e occhi attenti. Perché, più che custodire libri, custodiamo la fiducia reciproca.

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