Quando parlavamo con i libri: l’esperimento (poetico) di Google che ci ha insegnato qualcosa di umano
Nel 2018 Google lanciava un progetto chiamato Talk to Books, un esperimento tanto tecnologico quanto affascinante: digitavi una frase o una domanda e l’intelligenza artificiale rispondeva attingendo da un’intera biblioteca di testi, cercando frasi significative che potessero risponderti come farebbe un amico… o un libro.
Un’idea semplice, ma profondamente potente: non cercavi tra i titoli, cercavi tra i pensieri. Non ti veniva suggerito cosa leggere, ma cosa i libri avevano già detto su quello che avevi in mente.
Un dialogo vero, tra te e la letteratura.
Ora, Talk to Books chiude i battenti. L’esperimento è finito. Ma cosa ci resta?
L’intelligenza che capisce (e quella che connette)
Quel piccolo progetto è stato uno dei primi a dimostrare la capacità delle reti neurali di comprendere il linguaggio naturale, aprendo la strada a un nuovo tipo di ricerca semantica. Oggi quei modelli alimentano molte delle funzioni smart che usiamo ogni giorno: da Gmail a Google Maps.
Eppure Talk to Books aveva qualcosa in più.
Era un incontro tra AI e letteratura, un momento in cui la tecnologia non voleva semplificare, ma approfondire.
Non cercava la risposta giusta. Cercava la risposta più umana.
Cosa c'entra SbooK?
Talk to Books nasceva dal desiderio di far parlare i libri tra loro e con noi. In fondo, è la stessa cosa che cerchiamo di fare anche con SbooK: creare conversazioni, non solo scaffali.
Ma se Google lo faceva con algoritmi neurali, noi lo facciamo con reti umane.
Una box SbooK lasciata in strada è una domanda aperta: "Cosa succede se condivido questa storia con uno sconosciuto?"
Una risposta ricevuta in DM dopo una box trovata è una conversazione: "Ehi, ho trovato il tuo libro. Mi ha colpito questa frase..."
Un incontro tra lettori, un reel, un post: sono tutti modi per far parlare i libri tra loro, e farli parlare con noi.
Dopo l’AI, torna il gesto umano?
Mentre l’AI continua la sua corsa – e sì, anche Bard di Google “conosce i libri” – ci piace pensare che ci sarà sempre spazio per un approccio diverso: quello del lettore che sceglie di donare un libro non per venderlo, ma per lasciare un messaggio. Un modo di far “parlare i libri” attraverso i luoghi, i volti, i contesti.
In SbooK, ogni box è una piccola Talk to Books dal vivo:
non basta cliccare, devi camminare, scoprire, leggere davvero.
Il futuro della lettura tra AI e umanità
L’intelligenza artificiale non scomparirà dalla lettura, anzi: sarà sempre più presente nei consigli personalizzati, nella scrittura assistita, nelle esperienze immersive tra testo, voce e immagini.
Forse leggeremo attraverso occhiali che traducono, riassumono, suggeriscono. Forse avremo biblioteche che dialogano con noi a voce.
Ma in mezzo a tutto questo, resterà una domanda importante: chi guida la lettura?
Noi crediamo che debba essere ancora il lettore.
Che la tecnologia debba aiutarci a scoprire, non sostituirci.
E che ogni libro, anche nel futuro, abbia bisogno di una mano vera che lo apra, lo legga, lo condivida.